Ortosconvolto 3.0 in pratica – parte 1ª – Operazioni preliminari

Superata la fase “teorica” è ora di passare alla pratica. Considerando che l’orto prenderà forma su un terreno non recentemente coltivato la prima cosa da fare sarà liberarlo dalle erbacce. Essendo ormai l’autunno alle porte sarà inutile “tracciare” e predisporre ogni singola aiuola, meglio farlo in seguito, a fine inverno in vista della bella stagione, per il momento è sufficiente una suddivisione “di massima” in macro zone (zona 1 orto, zona 2 colture pluriennali, zona 3 colture annuali a ciclo lungo). Con l’intento di aumentare la “biomassa”, la quasi totalità dell’area verrà seminata con una coltura da “sovescio” in grado di resistere all’inverno e destinata ad essere falciata ed interrata in primavera.

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Terminata la “laboriosa” progettazione che ha cercato di ottimizzare al meglio le caratteristiche fisiche e la gestione del futuro orto è ora necessario passare alla pratica; l’approssimarsi dell’autunno fa di questo periodo il più adatto dell’anno per assicurarsi la migliore salute possibile del suolo in vista delle semine e trapianti primaverili che ci regaleranno i tanti agognati raccolti.

Non essendo stato coltivato nell’ultimo anno (questo è anche un bene) il terreno è stato completamente ricoperto dalle erbe spontanee (tra cui camomilla prontamente raccolta) e, in vista della futura destinazione, necessita di una prima “toelettatura. Il protrarsi dell’assenza di precipitazioni della stagione non permette, a causa della compattezza del suolo, una “fresatura” diretta ma necessita di due distinti passaggi con un’occhio al meteo; le previste piogge di metà settembre (p.s. puntualmente verificatesi, foto sopra) suggeriscono di intervenire con una “trinciatura” uno o due giorni prima del loro arrivo e, non appena il terreno sarà “in tempera, procedere con la fresatura (p.s. fatta anche questa, foto sotto) interrando il tutto a mo’ di “sovescio” aumentando al contempo, seppur di poco, la biomassa (cosa sempre “buona“).

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Considerando che la primavera è ancora distante risulta inutile, al momento, dedicarsi alla tracciatura di tutte le aiuole, basterà una suddivisione di massima delle varie zone. Come risultato dei precedenti ragionamenti la zona più facile da raggiungere dovrà essere quella dedicata all’orto vero e proprio (zona 1); per la futura stagione sono previste circa 20 aiuole (zona 1.1) ma, vista l’intenzione di espandere le coltivazioni, sarà necessario delimitare anche le future porzioni interessate (da zona 1.2 a 1.5) permettendo così uno sviluppo “coerente” con le intenzioni progettuali; sistemata la prima si puo procedere col tracciamento approssimativo delle zone 2 e 3.

Prevedendo, in attesa di tempi migliori, una semina autunnale a tutto campo di una coltura da sovescio, il modo migliore per delimitare le varie aree è risultato quello di collocare nei loro vertici paletti abbastanza alti da essere ben visibili e, contemporaneamente, non d’intralcio alle prossime lavorazioni coi “mezzi pesanti” (non ho ancora tracciato per cui rimetto l’immagine del progetto, appena lo farò aggiungerò la foto).

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La prima parte è tracciata e pronta ad accogliere le nuove aiuole

Delimitate le varie macro aree non resterebbe che attendere ma, visto che il tempo c’è, tanto vale cercare di migliorare la fertilità del suolo nel modo più naturale possibile. Avendo a disposizione una cospicua quantità di semi (per la verità piuttosto datati ma, “teoricamente“, con una germinabilità ancora attorno al 40/50%) di “ravizzone”  ne approfittiamo con una semina a spaglio a tutto campo ottenendo anche un’altro vantaggio, il primo raccolto (marzo); le sue infiorescenze, colte prima di sbocciare, sono commestibili e buone a tal punto che, col loro sapore più “dolce” rispetto alle originali, le preferiamo di gran lunga alle “cime di rapa” vere e proprie (le consumiamo regolarmente da anni come condimento delle “orecchiette” conservandole surgelate per tutto l’anno).

A fine inverno/inizio primavera il ravizzone fiorirà in un’esplosione di giallo fornendo nutrimento per moltissimi insetti al loro risveglio dopo il rigido inverno, in particolare è molto apprezzato dalle colonie di api che così potranno “rafforzarsi” e svolgere al meglio il loro preziosissimo lavoro nei mesi a seguire. In prossimità del termine della fioritura la pianta verrà falciata ed interrata col sovescio apportando una cospicua quantità di biomassa e azoto che sarà graditissimo alle successive colture.

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